Un po’ di storia

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A Vigoleno si presume che il prodotto abbia acquisito la denominazione “Vin Santo” perché la pressatura delle uve in passato veniva realizzata nella settimana antecedente al Natale.

Il nome stesso del borgo di “Vigoleno” sembra sia legato, secondo alcune fonti storiche, alla derivazione dal latino “Vicus Lyaeo” convertito all’italiano, ovvero villaggio di Bacco, prova indiscutibile dell’antica tradizione viticola zonale.

Negli archivi della parrocchia di San Giorgio del 1558 si parla di vigne che coprivano ben 1578 pertiche, equivalenti a 120 ettari. Le prime testimonianze dell’esistenza del Vin Santo a Vigoleno risalgono al 1539 in un estratto dell’inventario del castello, in cui si parla di un consumo locale di vino molto pregiato all’interno del borgo. Vi sono anche nei secoli successivi testimonianze sulla presenza del Vin Santo a Vigoleno: Nell’inventario dei mobili di Alberto Douglas Scotti da Vigoleno del 1804 si citano alcune “botti e tini” per contenere il vino.

Nel 1826 sempre lo stesso autore Alberto Douglas Scotti nel libro del “dare e dell’avere dei fittabili di Vigoleno” riporta alcune note che attestano l’esistenza del Vino Santo a Vigoleno e cita “ricevuta uva da Vino Santo dal massaro (pesi dieci nove e mezzo in prezzo di lire due e soldi dieci)”. In un’altra nota proveniente dal fondo Scotti Douglas di Vigoleno si parla dell’affitto di un torchio per la fabbricazione del Vino Santo da parte di Alberto Scotti a Varani Enrico e Sozzi Amato, per l’annua somma di lire 75, per 3 anni.

Altre fonti storiche provenienti dalle nuove scoperte sono dovute al ritrovamento dei racconti e le testimonianze della famiglia Mangiavacca che conserva bottiglie datate 1848.

Dal XIX secolo fino all’inizio del XX la custode del Vin Santo che comandava la trasformazione e la distribuzione del prodotto era la parrocchia di Vigoleno. Riceveva l’uva dai viticoltori posti nei dintorni del borgo, la facevano appassire negli scantinati del castello, dalla quale dopo un invecchiamento di 3 anni ottenevano un vino passito che veniva dato in dono ai fedeli delle altre parrocchie (Vernasca, Bacedasco, Trinità, Pellegrino, ecc…), i parrocchiani lo adoperavano unicamente nelle messe ed in occasioni speciali come battesimi, cresime e matrimoni.

I Volpicelli che ai tempi erano produttori di Vino Santo, conservano una targa vinta all’Esposizione Nazionale e Internazionale di Torino del 1928, mentre i loro discendenti nel 2004 stapparono una bottiglia di Vino Santo di Vigoleno del 1967… e basti pensare che il vino ha mantenuto un gusto piacevole, dolce, intenso e vivo nonostante i 37 anni di età!

La famiglia Villa conserva una targa dell’esposizione di Piacenza, oltre ad una vecchia etichetta, dove è menzionato il premio vinto all’Esposizione Internazionale di Milano del 1906.

Con il passare degli anni la tradizione che vedeva la parrocchia come centro di produzione del Vin Santo svanì e per questo i viticoltori della zona cominciarono ad usare le proprie uve per la vinificazione del Vin Santo, utilizzando le stesse metodiche adoperate dalla chiesa negli anni precedenti, con la sola differenza che i viticoltori ne facevano uso, per lo più, per le feste di famiglia e cerimonie importanti.

A partire dalla prima metà degli anni ’90 il numero dei viticoltori che producevano il Vin Santo scese vertiginosamente, a causa della mancata iscrizione delle uve Santa Maria e Melara al catalogo dei vitigni, il che rappresentava un grave handicap per i viticoltori che quando dovevano spiantare le vecchie viti non potevano richiedere nuove barbatelle alle cooperative vivaistiche il tutto determinando, nel caso di alcuni viticoltori, un abbandono dei vitigni ormai vecchi e poco produttivi di queste uve. Gli unici viticoltori che poterono continuare la produzione di questo vino furono quelli che presentavano aziende con grandi superfici vitate, poiché potevano coprire gli elevati costi di produzione del Vin Santo con il guadagno percepito dalla vendita degli altri vini. Grazie al volere dei quattordici viticoltori rimanenti, alla fine degli anni ’90 e dopo numerosi tentativi falliti, si riuscì a iscrivere i vitigni in precedenza citati al catalogo regionale.

Nel 1998 il Vin Santo fu iscritto alla DOC “Colli Piacentini” con il nome di “Vin Santo di Vigoleno” regolamentato attraverso un disciplinare di produzione molto rigido che sottolineava più che altro l’argomento sulle uve per la sua produzione, quali: Santa Maria e Melara (minimo 40%), Bervedino e Trebbiano Romagnolo (il restante).

Attorno all’anno 2004 alcune realtà produttive, per permettere alle proprie aziende una maggior produzione, presentarono richiesta di modifica al disciplinare del Vin Santo, causando però lo smarrimento di certi aromi presenti nelle uve principali che davano poi quelle caratteristiche uniche al prodotto tipico. Tali modifiche prevedevano l’aggiunta di uve quali Ortrugo, Sauvignon e Marsanne opzionando l’aggiunta di Santa Maria e Melara (le uve principali), con il proposito di integrare nella fase di vinificazione anidride carbonica e aggiungere una filtrazione dopo il primo travaso (solo nel primo anno).

Un gruppetto di viticoltori, contrari alle modifiche attuate, cercò di stabilire una scaletta di obiettivi da raggiungere per riottenere un corretto disciplinare di produzione.

Nel 2008 quest’ultimo gruppo di viticoltori raggiunse un intesa per la creazione di un organismo di tutela e salvaguardia del prodotto, l’Associazione del Vin Santo di Vigoleno DOC.  L’impegno che l’associazione si dette in partenza fu di riportare il disciplinare del “Vin Santo di Vigoleno” alle origini, cambiare direzione e riportare tutti i pregi e le peculiarità che lo rendono unico e singolare.

La modifica voluta fortemente è stata sancita con il decreto 21 luglio 2010 (GU n. 180 del 4 – 8 – 2010).

Per far fronte al problema produzione, data la scarsa quantità di piante allevate di Santa Maria e Melara, l’associazione ha raggiunto l’accordo con nuovi vivai per incrementare la produzione di barbatelle nuove.

La maggior produzione darà forza all’espansione commerciale del prodotto e l’Associazione Produttori Vin Santo di Vigoleno è pronta a spingersi verso altri traguardi.

Testo tratto da “Il Vin Santo di Vigoleno” di Nicola Visconti (Scarica in PDF)